Edizione 2017

Veronique Pozzi

Giussano (Monza-Brianza), 1975. Vive e lavora a Milano e Berlino.

Parole/Passaggi/Paesaggi

macchina da scrivere, carta, rami, cera vergine d’api, terra, inchiostro
dimensioni variabili

“Nel termine wilderness, sviluppato dal pensiero filosofico di Henry David Thoreau e Ralph Waldo Emerson, è compresa una complessità concettuale non facilmente traducibile in un termine italiano equivalente, ciò che più si avvicina è ‘terra selvaggia’, ‘terra vergine’ che, tuttavia, rende solo un’immagine del luogo, ma non la relazione che si stabilisce fra la natura selvaggia e l’uomo. Le regioni selvagge sono una necessità spirituale, un antidoto contro l’elevata pressione della vita moderna, un mezzo per riconquistare equilibrio e serenità. La natura può guarire e dare forza al corpo e all’anima. All’uomo d’oggi, più che un modello che ripensi al rapporto con la natura, serve un modello per ritrovare se stesso”.

 

Biografia dell'artista

Ha frequentato il Liceo artistico Luini di Cantù, l’Accademia di Belle Arti di Brera (dipartimento di Arti Visive) e l’Università degli Studi di Milano Bicocca (facoltà di Psicologia, discipline della ricerca psicologico-sociale), oltre a corsi di Design presso il Central Saint Martins College of Art and Design di Londra e di arte terapia presso il Centro di formazione artiterapie di Lecco. Realizza soprattutto sculture e installazioni site specific prediligendo materiali naturali quali cera, marmo, vetro, metalli, ceramica, elementi edibili. Complessità psicologica dell’uomo, nuove dinamiche relazionali e contraddizioni della realtà sono i soggetti principalmente affrontati unitamente a temi quali: impermanenza, cambiamento, imprevedibilità e situazioni borderline. Spesso le sue ricerche – soprattutto in Germania o in Asia – sono di tipo artistico-antropologico.