Edizione 2019

Battista Luraschi

Lurago Marinone (Como), 1951.

La casa del pettirosso: nido-architettura

legno di faggio, viti ad anello, fili di bambù, sasso
cm 65 x 50 x 50

“Tra le fronde degli alberi vi è un’insolita casa-nido sospesa nel vuoto. È l’archetipo della casa che accoglie un pettirosso. Si staglia nitida tra intricate fronde come riparo discreto, riconducibile al riposo simbolico delle cose. La osservo con prudenza, dal basso verso l’alto, per un imprevedibile incontro armonico dei sensi: sinestesia. In questa riserva di malleabili silenzi, di delicati profumi e di inebrianti forme d’arte, vedo il piccolo nido-architettura dolcemente dondolare, sul confine di una radura offerta al sogno. Evoca tante storie, in compagnia della gente, degli animali, degli uccelli e di curiosi insetti che custodiscono il segreto dell’immaginazione, accomunandoci come indifferenziati esseri viventi di un pianeta girovago, in un imprecisato punto dell’universo infinito”.

 

Biografia dell’artista

Si diploma in scenografia a Milano presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha occasione di intrecciare alcune esperienze post-moderne dell’arte con quelle più pratiche del design metropolitano. Dal 1976 affianca all’attività didattica una intensa produzione che lo porta, successivamente, a condividere l’esperienza dei Nuovi Futuristi milanesi, ricalibrando la misura del proprio operare. Disegna e autoproduce in questi anni alcuni oggetti e mobili con la manualità acquisita dal padre artigiano, in sintonia con la “creatività diffusa” che si poteva riscontrare nella Milano degli anni Ottanta, fulcro del design internazionale. Riflessione teorica e confronti stilistici sviluppano in lui un autonomo mondo operativo, sospeso tra il rigore compositivo e la leggerezza giocosa del fare. Concentra le proprie attenzioni nell’uso di oggetti quotidiani, ribaltandone gli ordini codificati in una successiva manipolazione che si colloca fra l’arte e il design: da oggetto di serie a manufatto artistico. Micro artigianato in sinergia con le forme codificate del “fare” sono la chiave di lettura di un percorso artistico complessivo, fra i più autentici e sinceri, vissuto con riservatezza e discrezione, tra idea e pratica costruttive.